capo d’aglio 2011

sveglia pulizie camera bagno bleah almeno è fatta sala tavolino da fumo lettiera del gatto bleah che poi accendo l’aspirapolvere e si sa che gatto + aspirapolvere = teletrasporto del gatto in un mondo sconosciuto agli umani per poi riapparire al termine delle pulizie poi pc faccialibro telefona un mio amico ubriaco che deve fare l’arrosto o almeno così si narra che c’ha un casino in testa e nella vita ok ciao ciao a stasera mi raccomando eh di nuovo pc faccialibro ma quante cazzate e discorsi a bischero come si dice a Lucca e ora c’ho da pulire cucina che poi devo fare da mangiare ho già tutto in testa BAM stampato e chi se lo scorda più cavolo ieri fare la spesa è stata un’impresa ma sono stata brava io che ho trovato pure il miuller in offerta io e comunque mi devo organizzare per le priorità dei piatti e se è vero che so cucinare bene sulle priorità sono stata rimandata a settembre e comunque ora non ho già più tempo che il 2010 sta passando di corsa e se continua così devo solo sperare di non sgommare!

citazione di un turbinio

‎”Se avesse potuto morire così, affogando nell’acqua dei sogni, sarebbe stato meglio per tutti. Invece aprì gli occhi di colpo, annaspando tra le lenzuola. Gli ci volle qualche minuto per ricordarsi chi e cosa era, che riemergere da sé stessi è tanto più difficile quanto più si è profondi”.

Michela Murgia -Accabadora-

puzzle bubble

Tra le varie menate che uno ha di suo, ci vuole anche di trovarsi impelagati in un virus cattivo cattivo che urla, per il quale ho dovuto prendere del paracetamolo (tachipirina) che mi ha scatenato una reazione allergica da fumetto. Decorso della malattia: nottata di febbre ed incipit di mal di gola. Ok, prendo una compressina di tachipirina da 500. E vai che si dorme fino a mattina tardi. Era domenica ed ero brasata dalla febbrA. Mi sveglio, mal di testa tipo badilatam inaspettatam, e mi trascino in cucina, dove mi faccio un tè con gli occhi socchiusi…quindi o era té quello in infusione, oppure i croccantini della gattina. Comunque sia, mi ripiglio. Mi faccio una bella doccia, e mi sento proprio bene, ovvia! La sera prendo un altro paracetamolo e vado a letto.

Ora che e sono lì che penso che a me l’influenza mi fa ‘na sega, cominciano le prime reazioni allergiche a non si sa bene che: stavo preparando gli orecchini per il mercatino di sabato e domenica, quando d’ improvviso un prurito micidiale misto a pizzicume maleficus inizia a martoriarmi la schiena. Dopo aver fatto l’ eroe per ben 1 minuto sono dovuta correre in bagno, spogliarmi e grattarmi la schiena fino a scorticarmi! Mentre ero lì che mi grattavo, mi giro, mi guardo allo specchio e …sorpresaaa: ho tutto il torace rosso e a bollicine tipo scarlattina o rosolia! La cosa positiva è che non mi prude, e lo liquido subito in quanto NON problema rispetto al pruritus maleficus, che però dopo un po’ passa.

Sarà stata la bistecca domenica sera? O l’insalata scaduta da 4 giorni che però a guardarla non si sarebbe mai detto?Sarà stato il paracetamolo a cui mi potrei essere ipersensibilizzata, in quanto a Mosca veniva visto come panacea di ogni male?

C’è un dottore in cabina???

Pigmeo

Ho finito di leggere Pigmeo, di Chuck Palahniuk, autore che non riesco a non adorare. E’ proprio più forte di me! A volte mi capita di leggere un suo libro (e ne ho letti tanti, praticamente tutti), e d’un tratto smettere perché troppo forte, troppo colorato e colorito, e poi rituffarmi nella lettura con più fervore di prima. Sono proprio quei libri quasi splatter (passatemi il termine e che palahniuk non me ne voglia), tipo Cavie, che ho riletto più di una volta. In questo ultimo, Pigmeo, appunto, c’è sempre un background definito America, come sempre nei suoi libri o racconti. Anche qui essa viene esaminata e rivoltata dal dentro infuori a svergognarla, come di solito fa coi suoi personaggi. Ecco infatti che proprio questo beat americano diventa un ennesimo personaggio, un coprotagonista del racconto. Il protagonista ufficiale è invece un bambino genialoide di un’etnia non meglio definita proveniente da un non meglio definito terzo mondo (uno di quei tanti terzi mondi sfruttati e imbrutaliti dal mostro americano) che giunge in america insieme ad altri compagni grazie a un programma culturale di incontro di popoli. Questo gruppetto di bambini (bassi e neri, per questo il protagonista viene chiamato Pigmeo) ha però una missione da compiere, ovvero l’operazione Caos, ovvero: distruggere l’America. Questi genietti infatti fanno parte di una cellula terroristica molto indottrinata all’odio verso lo zio Sam, all’odio verso l’ipocrisia americana. Sono stati sottoposti ad addestramenti surreali nel loro paese, e parlano per citazioni.Lo stesso libro ha uno stile telegrafico, sembra proprio scritto da Pigmeo in persona, con il suo inglese imparato sui banchi, senza una sintassi organica e scorrevole. A volte sono proprio parole accostate l’una accanto all’altra, ma mai a casaccio.

Chiaramente non svelerò niente. Quando però sulla copertina vedrete scritto :” In realtà è una commedia. Romantica, per giunta.” firmato Chuck Palahniuk…be’, sappiate che  è vero!

aBBracadaBBra

Avviso: post del menga, sapevatelo. Parlerò di quanto mi sento cool per aver cambiato tinta. Una cosa profonda, insomma, come potete evincere.

L’ho fatto! Ho cambiato colore ai miei capellini spaghettosi. Ora sono sempre spaghettosi, ma invece di ricordare il fieno (e qui il fieno dovrebbe evocare non tanto il colore, quanto proprio l’aspetto di erba secca) ora sono di un bel biondo leggermente più scuro del precedente, ma almeno più realistico… Spero almeno di dare così un po’ di tregua alla mia povera chioma, che effettivamente ho ultimamente un po’ troppo trascurato. Li ho anche scalati leggermente, così ho ammazzatto quelle stronze di doppie punte.

Ho anche cambiato parrucchiera, visto che le mie tasche fanno l’eco. Mi sono rivolta a un’amica di amici, che per una modicissima cifra mi ha rimesso finalmente in sesto. Lei si chiama L. E mi piace! E’ una tosta, lasciata non molto tempo fa dal marito che se n’è andato per un’altra. Una tipa genuina, pane al pane vino al vino. Una persona con cui è piacevole conversare, che lavora da una vita, adora leggere, si interessa di tante cose  e che ti viene da chiederti come mai l’hanno lasciata! Ma a furia di pormi domande inutili, ho capito, come Quelo, che la domanda è mal posta: forse tu volevi chiedere Che ore sono?

Io “Nel paese delle meraviglie” non ci voglio andare!

Ennesimo caso in Italia di maltrattamenti, da parte delle maestre, sui bambini di una asilo di Pinerolo, chiamato appunto “Nel paese delle Meraviglie”.  Nel leggere l’articolo, vi sembrerà di leggere ciò che la strega cattiva faceva ad Hänsel e Gretel: bambini presi e chiusi dietro le sbarre di un camino, al buio. Bambini lasciati piangere fino all’esaurimento delle lacrime e dell’energia, o costretti a mangiare il loro vomito assieme ai compagni… Mi chiedo tante cose. La prima è questa: cosa spinge queste donne che hanno studiato per farsi chiamare “maestre” dai bambini a compiere orrori di questo genere? Io ricordo al massimo qualche scappellotto (e andavo dalle suore, che sono dei crostini da nulla, ve lo assicuro!) oppure qualche punizione della serie “per mezzora non giochi e stai buona lì”. E sono convinta che era tutto frutto dell’esasperazione di trovarsi un gruppo scatenato di bambini urlanti e scorrazzanti per tutto il cortile. Ma era comunque il massimo! Come fanno, dico io, queste persone a non accorgersi della cazzata che stanno facendo? Sono 3 maestre intorno ai 30, lavoravano insieme. Ergo: maltrattavano insieme. Ma come è possibile? Come hanno fatto a giustificarsi l’un l’altra per tutto questo tempo? Lo stesso dicasi per tutti gli altri casi finora visti nei vari asili italiani…Non è mai una singola maestra, ma c’è una specie di sadica complicità… Alla faccia dell’istinto materno!

Altra domanda: quali traumi possono causare episodi del genere sulla psiche di un bambino tanto piccolo? Ad esempio io sono sempre stata una persona (e quindi anche una personcina) molto impressionabile. Se avessero fatto a me una cosa del genere in tenera età gli effetti sarebbero stati credo devastanti…

E ancora: a quanti sensi di colpa dovranno far fronte quei poveri genitori che per molto tempo non si sono accorti di nulla? Alcuni di loro avevano ritirato i figli dall’asilo perché avevano visto le reazioni esasperate che i bambini avevano ogni mattina alla vista di quel luogo osceno. Ma gli altri?

Per quanto mi riguarda, io ritorno con la memoria ai tempi dell’asilo e avverto la netta sensazione che sia uno dei momenti più belli e più dolci della mia vita. E’ come posarsi un piumino di cipria sulla guancia. E’ come i pranzi passati dai nonni paterni, quando mio nonno mi cantava “gote pendule” (canzoncina ai più ignota) e mi dava cento lirone per il gelato. E’ un ricordo solido e spesso come le tuniche delle suore tanto severamente dolci e ferme. E’ un ricordo minuto ed esile come la mia maestra Evelina, una delle persone più buone del mondo. E’ un ricordo bagnato di pioggia e caldo di sole.

E’ un ricordo che sa di chewingum alla cannella.

DUE!

8 anni fa entrare in un negozio russo, a Mosca, era sempre una sorpresa. Non sapevi mai come saresti stato trattato, o bistrattato, dall’altra parte del bancone. Esempio: alla fermata della metro Prospekt Vernadskogo, c’era un negozietto dove vendevano ogni sorta di generi alimentari. Ricordo che poiché il mio livello di conoscenza della lingua russa era molto scarso, non appena riuscivo a farmi capire dalla commessa musona, baffuta e cattiva, prendevo DUE di tutto. DUE pani, DUE cioccolate, DUE acque e così via. Questo era un trucco furbissimo per vedere quel cesso di donna una volta in meno (la stronza!).

Sì perché 8 anni fa negli alimentari russi, come anche in altri chioschetti disseminati qua e là nella Metro, noi poveri stranieri venivamo considerati alla stregua di tutta la massa della popolazione: numeri. E si sa, un numero che non riesce a spiegarsi velocemente blocca la fila! Và la gente che c’è dietro di te, và!!!

Questa crudezza dei modi, però, aveva creato in me una sorta di cartina tornasole antifregatura. Come vedevo un qualcuno troppo gentile nei miei confronti, i cui modi molto affettati ti coccolavano un po’ dal freddo siberiano, sapevo già che di questi non dovevo fidarmi. Come in effetti è stato (se ci ripenso mi vergogno ancora). Successe che andai al mercatino sovietico, alla fermata al tempo chiamata Ismaylovskij park, ora chiamata Partisanskaya. In questo mercatino le persone sono tuuuuutte affabili: si sperticano proprio in inviti a vedere il loro stand meraviglioso, dove spiccano sovrani copricapi favolosi, pelosi, portentosi alla modica cifra di cent…novant…viagiustoperchéseite 30 euro! Ma a me non interessavano i cappelli…tse! Io avevo messo gli occhi su un’icona sicuramente originalissima! La famosa Icona dello Stinasti Antani come Fosse che No. La dovevo avere. Questo tipo era miele allo stato puro, e mi intortò talmente bene, e io mi sentivo talmente piccina e indifesa, che alla fine pagai 50 euro e detti io a lui il resto di 100 rubli (ero completamente nel pallone, che ne so). Insomma, ora non mi sarebbe mai successo. Ma non perché ho già l’Icona dello Stinasti, ma perché dopo un sacco di anni a Mosca ti fai le ossa, anche troppo.

Ora comunque le cose un po’ sono cambiate. Cioè…. Negli alimentari si litiga ancora, soprattutto nella catena Dieta, di stampo sovietico. E’ incredibile. Questo negozio racchiude sotto di sé diverse sezioni alimentari: latte e formaggi, pasta e farina, pane, reparto macelleria, ecc. Ricordo un giorno che litigai con TUTTE le commesse di ogni sezione! Tornata a casa, mi spiegarono che queste persone, nate nel cccp, sono abituate ai modi bruschi perché a quel tempo avevano sempre il coltello dalla parte del manico. Praticamente nelle loro teste “elargivano privilegi alimentari” a chi avesse le tessere. Ed ora è difficile estirpare questa convinzione, non c’è niente da fare. Solo le nuove generazioni sono immuni da tutto questo ( e per fortuna).

Come dicevo prima, comunque, le cose sono cambiate. Adesso si guarda alle persone come individui (parlo sempre dei negozi, per ora non mi sbilancio, perché di cose da dire ce ne sono tante), e ADDIRITTURA non è raro vedere sorrisi e affabilità. Le grandi catene tipo Carrefour, McDonald’s, Metro, ecc. nascono come funghi, e c’è stato un periodo, quello prima della crisi mondiale che ha investito cronologicamente parlando la Russia prima dell’italia, in cui l’economia fiorente aveva reso le persone “felici” (o meno scontente), poiché finalmente in grado di far fronte a necessità di vario tipo senza più remore. E’ lì che qualcosa nell’impostazione del rapporto commessa-cliente cambiò, con mio sollievo.

Non dico mi sentissi a casa…questo non è mai successo. Però mi sentivo meno estranea. Sentivo più umanità, forse perché c’era meno miseria, meno tristezza…

O forse ero io che finalmente avevo imparato il russo.

Mercatino sovietico dove si possono trovare icone originalissime!